RIPARO DALMERI

 

Il Riparo Dalmeri è situato a 1240 m di quota, ai piedi di una parete di roccia calcarea, orientata verso una stretta gola che dà direttamente sulla Valsugana, all’estremo margina settentrionale della Piana di Marcesina.

 

Nel grande riparo, esteso frontalmente per 30 m, gli scavi promossi dal Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento a partire dal 1991 e tuttora in corso, hanno interessato una superficie complessiva di 60 m², con la messa in luce di livelli archeologici che risalgono alla fine del Paleolitico Superiore. Le testimonianze storiche sono poste in profondità, all’interno di un deposito di riempimento del sottoroccia ben stratificato e prevalentemente breccioso. Le numerose datazioni radiometriche eseguite su carboni di legna dei focolari indicano un’età del sito di 11250 anni da oggi (considerando la cronologia convenzionale).

 

Dieci anni di ricerche a carattere interdisciplinare hanno permesso di rivelare le modalità d’uso dell’insediamento attraverso il ritrovamento dell’impronta di una capanna o tenda, connessa a due piani di abitato paleolitici eccezionalmente ben conservati, ricchi di resti di animali macellati e di manufatti in selce scheggiata. Non mancano oggetti in osso lavorato, pitture in ocra rossa su pietre, graffiti su parti calcaree di manufatti in selce, reperti ornamentali.

 

Questo riparo sottoroccia è uno dei rari insediamenti paleolitici italiani di montagna con tracce di occupazione umana paleolitica particolarmente evidenti e straordinarie.

 

Sono state individuate superfici di calpestio sistemate e riadattate con allineamenti di pietre, focolari e zone di combustione, mentre nella parte più protetta del sottoroccia sono apparse le buche di palo dell’antica tenda preistorica. Questa grande unità abitativa sub-circolare di circa 4 m di diametro era delimitata da un cordone di pietre, rifiuti litici e faunistici, con un’apertura di accesso ben definita. L’interno conservava uno straordinario accumulo di ossa spezzate di stambecco e di cervo disposte su livelletti di polvere d’ocra rossa, mentre una notevole concentrazione di scarti di lavorazione della selce era confinata presso una rientranza della parete rocciosa del riparo.

 

Di estremo interesse sono i risultati ottenuti dall’analisi funzionale dei manufatti litici, che attesterebbe, oltre alla lavorazione del legno, del corno e dell’osso, anche quella della pelle. Singolare è il ritrovamento di quattro dentini della dentizione infantile, appartenuta a quattro individui diversi.

 

Il Riparo Dalmeri, con tutta probabilità, era un accampamento stagionale riutilizzato più volte nel corso della frequentazione umana, fino al suo abbandono. La sua particolare posizione geografica consentiva lo sfruttamento di un vasto territorio, esteso dalla soprastante prateria alpina, dove era possibile cacciare gli stambecchi e le marmotte, ai boschi sottostanti, dove venivano cacciati i cervi e i carnivori di piccola taglia, dei quali si riutilizzava la pelliccia. Sull’età di morte di alcuni dei carnivori si può desumere che il sito fosse occupato prevalentemente nella tarda estate e l’autunno. Il ritrovamento, inoltre, di numerosi resti ossei e squame di pesci attesta che la pesca era praticata nella sottostante valle del fiume Brenta.